Oggi, lo giuro, avrei voluto scrivere cose diverse, avrei voluto descrivere due belle partite, avrei voluto esaltare il passaggio alle finali promozione, invece no, questo desiderio è stato disatteso nei fatti e l’urlo di gioia che avrei voluto emettere mi è rimasto strozzato in gola.
Dovrò invece scrivere di delusione e dispiacere.
Delusione perché, da sempre, tutte le nostre squadre (TUTTE) sbagliano le partite decisive, quelle che contano (ogni tanto bisognerebbe chiedersi il perché), deluso perché, anche se è vero che non è richiesto ai giocatori di fare vita monastica, qualcuno continua a non capire che prima di un evento determinante la cosa più importante da fare è riposarsi. Il risultato, in caso contrario, può essere uno e solo uno: quando si va in campo si dorme, i riflessi sono annebbiati e non si ha la forza di reagire.
Dispiacere per tutti quelli che hanno dato tutto durante il campionato ed anche in questi due giorni, sacrificando il proprio tempo libero, le proprie domeniche, per raggiungere un risultato, dispiaciuto per il Coach che nonostante lo scetticismo di tanti ha portato questi ragazzi ai playoff, dispiaciuto per mio figlio Roberto che dopo quasi 20 anni di baseball desiderava fortemente giocarsi una promozione, dispiaciuto per il Presidente perché aveva creduto in questi ragazzi incoraggiandoli per tutto il campionato.
Sì, dispiace, ma chi ci ha battuti merita un applauso. Nonostante la sconfitta in gara 1 il Longbridge ha giocato bene le sue carte, profittando e tramutando in punti tutti i nostri errori difensivi (troppi), facendo tesoro della nostra anemia nel box di battuta (solo una valida di Turrini in gara 2) e con loro possiamo solo complimentarci e fare gli auguri per la finale conquistata.
Non possiamo invece complimentarci con l’arbitro Caringella che, in gara 2, ha fatto impazzire i lanciatori, riducendo l’area di strike alle fattezze di un mini perizoma. Nulla mi farà cambiare idea che la sua non era un’area di strike ma un punto ben preciso sul piatto di casa base, se la palla passava di lì era strike, altrimenti no. Lo dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, il numero pazzesco di basi ball concesse (23 in 8 inning), sia da una parte che dall’altra, che hanno trasformato una partita di serie C, una partita di baseball, in qualcosa di completamente diverso.
Poi ci sta tutto, non abbiamo perso certo per questo.
Abbiamo perso, (e dico solo questo), per mancanza di carattere. Se tutta l’energia impiegata a spaccare caschetti e mazze e gridare in modo inconsulto si fosse messa in campo, forse, ripeto “forse” le cose sarebbero andate diversamente.
Pazienza. E’ andata così. Ma resta l’amarezza di aver gettato alle ortiche una formidabile occasione.
Delle partite poco si può dire. Abbiamo preso due tramvate memorabili. Due manifeste 12-0 (all’ottavo) e 18-8 (al settimo) che non permettono alibi, ma solo un paio di considerazioni. Pesano enormemente i 14 errori, quasi tutti decisivi (n.d.r.) commessi da molti giocatori nel corso delle due partite, solo in gara 3, la “bella”, sotto di un tot, si sono visti tre inning di reazione, ma era troppo tardi. Per ribaltare quella situazione si sarebbe dovuti andare nel box con un fucile automatico e non con una mazza da baseball.
Chiudo con una pillola presa in prestito dal film “Via col vento”.
Ci penserò più tardi. Più tardi avrò il coraggio di sopportarlo. Non voglio pensarci adesso
Dopotutto, domani è un altro giorno.
Coraggio.