Padre Fole è tornato.
Quel giorno faceva un caldo umido che levati, e, a tratti, piovigginava pure, il tutto vissuto in un ambiente incredibilmente insalubre, giusto habitat per quelle dannate zanzare fameliche che succhiavano, a turno, i polpacci muscolosi degli ignari presenti.
Padre Fole era tornato ed aveva riempito a piene mani il vuoto lasciato dalla sua assenza. I suoi discepoli avevano infatti sposato, in quel buio lasso di tempo, un sistema nuovo, piacevole, ma dan…natamente contrario all’etica Folesiana: la “pura anarchia”!
Gli orari divennero così impossibili, all’alba si doveva già essere pronti in campo, si giocava alla luce degli iPhone, i turni di test alla battuta duravano ore ed in alcuni casi, genitori ansiosi, non vedendo tornare i propri pargoli, a notte fonda, avevano allertato le forze dell’ordine.
Quel giorno di uno strano luglio del 2014 era atteso, in quel di Ozzangeles, un gruppo di ragazzotti di belle speranze, dediti al gioco degli scacchi, ma innovativo perché giocato con una sola pedina: la Torre.
Padre Fole incitava i discepoli con le parole e con la frusta, poi capì presto che le parole non servivano. I ragazzi rispondeva all’unisono e compatti marciarono verso gli infedeli della Torre.
La battaglia, raccontano oggi i superstiti, fu epica. Agli scacchi, i bianco neri, opposero Monopoli che li attaccò tra Parco della Vittoria e la Stazione Est, non prima di essere uscito di prigione, gratis, ma tra mille imprevisti. Le probabilità di vittoria erano alla pari con le probabilità di sconfitta, ma Padre Fole aveva un piano…che non svelò a nessuno….se non in quel fatidico giorno….a pochi minuti dal Playball!
Danilo Minarini, 26 luglio 2014