Essere appassionati di baseball non basta. Amare il baseball, fin da bambini, non basta. Non basta per poter diventare proprietari di una squadra. Ma se da bambino hai un sogno, qualsiasi esso sia, non devi mai perdere la speranza che quel sogno possa, un giorno, diventare realtà.
Nasce il 18 gennaio del 1955 in un paesino della California. Lì cresce, gioca a baseball, e cova un sogno, no, non quello di diventare un grande attore, questo accade quasi per caso, il vero sogno è possedere un squadra di baseball! Il suo sangue è un miscuglio di tedesco, irlandese e indiano Cherokee. Gioca a baseball, scrive poesie e canta in un coro (sigh!). Gioca anche a basket e football, ma il baseball è la sua più grande passione, lo sente come qualcosa di indiscutibilmente americano. Immagino le partite nel park del paese, i parenti sulle gradinate, il sole a picco e nulla che lasci presagire, in quegli anni, quale incredibile futuro avrà quel ragazzo. Non ci pensa nemmeno, ma nel 1978 ha un incontro che gli cambia la vita. Il nome originario della sua famiglia è Koster, ma il bisnonno tedesco lo trasforma in Costner. Lui è Kevin Michael Costner.
E’ uno dei nostri attori preferiti. Non per altro per tutti quei film di baseball che ha interpretato. Dal mitico ed ineguagliabile Bull Durham (1988) al fantastico ed umanissimo L’Uomo dei Sogni (1989), ed ancora i più recenti Gioco D’amore (1999) e, con un po’ meno baseball, Litigi D’Amore (2005). Si vocifera di un sequel per Bull Durham. La notizia ci fa piacere anche se ci auguriamo che il buon Kevin, in questo film, interpreti un coach… in considerazione dei suoi 55 anni! … o anche un presidente! Perché no. Già… un presidente.
Forse proprio per questo motivo, all’inizio dell’anno che sta finendo, ha coronato il sogno della sua vita ed ha acquistato una squadra delle Minors, una squadra che gioca nella più antica lega indipendente, in Illinois, la squadra è il LAKE COUNTY FIELDERS, contea di Zion. Costner ha speso una cifra, di sicuro, ma può permetterselo e l’obiettivo di una vita è centrato, raggiunto: “Da piccolo non potevo vivere senza baseball. E’ uno sport molto americano. Mi piace l’idea della famiglia che va allo stadio insieme, si siede e mangia qualcosa”. Nota: mangiare qualcosa allo stadio è una vera fissazione per i nordamericani, a volte penso vadano là soprattutto per quello.
Già, la famiglia che va allo Stadio, già… come da noi: “Ma quanto dura ancora?” “Mamma siamo solo al terzo inning!” “Bhè io vado a casa, vedi se trovi qualcuno che ti da uno strappo, se no fammi telefonare dal tuo allenatore” … la famiglia allo stadio. Pensare che ci sono genitori che non hanno mai visto una partita completa del loro pargolo. Ci sono quelli che “li portano e se ne vanno”, quelli che leggono il giornale tutto il tempo, quelli che arrivano solo alla fine e fingono di essere interessati, quelli che non si vedono mai, ma a cui piace muovere critiche… Stento a comprendere questi comportamenti. Non che voglia insegnare il mestiere di genitore a nessuno, ma se uno ha deciso di intraprendere la “carriera” di genitore, con questa decisione assume degli obblighi sottintesi ed uno di questi è seguire il proprio figlio in tutto quello che decide di fare, partecipando attivamente, spronando e consigliando, anche quando non se ne ha voglia. Questa è, naturalmente, la mia opinione nella quale, però, credo fermamente.
La squadra del nostro Costner è un Rebus, manca quasi tutto, non c’è uno stadio adeguato, non ci sono i giocatori e bisogna trovare un nome nuovo al team. Il nuovo stadio lo stanno già costruendo, uno stadio da 8000 posti, a poche miglia dalla costa. Il resto verrà, basta avere qualche manciata di dollari.
Ed un giorno, chissà, potremmo ricevere un inaspettato invito. Sarebbe fantastico portare la nostra squadra a giocare là. Sognate ragazzi! E sognare non costa nulla, né un euro né un dollaro! (1^ uscita 01/01/2010)
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Quando ho scritto questo pezzo i fatti erano appena accaduti. Lo Stadio nuovo era presente solo sulla carta e c’erano un sacco di buoni propositi, solo quelli. Lo stadio doveva essere costruito entro tre anni. Sono passati. Oggi, purtroppo, a distanza di tre anni da quella bella notizia, un’altra, per niente edificante, ci comunica che il Fielder non è mai stato costruito, il vecchio stadio è andato in malora, erba morta, spogliatoi distrutti e docce e bagni “portatili” (quelli da cantiere edile) perché quelli “veri” non funzionano. Stipendi non pagati, affitti non pagati, tasse non pagate con conseguente denuncia e richiesta danni per oltre 10 milioni di dollari! Violazioni contrattuali a parte questo è un finale di storia molto italiano, si parla di frode, di corruzione, di intrighi, di scambi di favori e sesso. Il sogno è diventato un incubo. I soldi ricevuti in prestito sono spariti così come quelli pagati dai tifosi che volevano contribuire, sottoscrivendo abbonamenti al buio, alla costruzione del nuovo stadio. Tutti dimessi o licenziati, giocatori e allenatori, pure il giardiniere (negli States sono democratici!). Adesso si parla di uno stadio più piccolo, ma la gente ha perso fiducia. Di Coster si sono perse le tracce.
A Zion non sognano più. Né per un euro, né per un dollaro.