Qualcuno (forse nessuno) si sarà domandato dove siano finiti gli articoli di gara due e tre della finale promozione tra Virtus Ozzano e Yankees Persiceto. Avevo anticipato che avrei scritto qualcosa una volta sbollita l’arrabbiatura, ma siccome questa fatica ad assopirsi e visto che siamo già nell’anno nuovo, proviamo a fare un esercizio di memoria ed andiamo indietro, a San Giovanni. Era il 20 settembre 2015.
Ci ho messo un po’ a trovare l’aggettivo più adatto, quello che meglio potesse esprimere quanto visto e vissuto in quella nefasta giornata. Avevo inizialmente pensato alla parola infame, ma forse sarebbe stata troppo forte, in fondo non era morto nessuno, poi sono passato ad altre per arrivare a questa: “meschino”. Lì per lì può anche sembrare un vezzeggiativo, ma vi garantisco che non lo è, se riferito ad una persona, o meglio, al suo comportamento, o peggio ancora ad un sedicente arbitro, anzi due..
Cito dal Vocabolario Treccani, omettendo alcune parti che non ci interessano: MESCHINO: Nell’uso comune odierno, si dice soprattutto di cosa che risulti eccessivamente scarsa, insufficiente, inadeguata per quantità o qualità, o sostanzialmente povera, misera: (omissis) Più comunemente, riferito alla mente, all’animo, al modo di pensare di una persona, con valore alquanto limitativo o spregiativo, esprime povertà spirituale, angustia, grettezza: (Omissis)
A volte si pensa che sia sfortuna, a volte si incolpa chissà chi, ma alla fine vale il verdetto del campo, pardon, del diamante, nel nostro caso. Ancora una volta, la terza in tre anni consecutivi, la Virtus Ozzano Baseball vince in maniera netta ed indiscutibile il proprio girone di qualificazione, batte anche tutti gli avversari dell’intergirone, questo anno chiude addirittura imbattuta! 12 vittorie e nessuna sconfitta, arriva alle semifinali per la promozione in serie B, batte in trasferta l’Arezzo giocando due bellissime partite… poi perde in finale. Vanno in B squadre quali il Fano, battuta dai nostri senza se e senza ma, nell’unico scontro di intergirone, il Longbridge arrivato secondo nel suo girone e gli Yankees di San Giovanni Persiceto, nostri avversari in finale, giunti secondi anche loro nel proprio girone, con due sconfitte a carico. Una finale che si poteva vincere, che si sarebbe potuta giocare alla pari, e si doveva giocare alla pari, senza appelli alla sfortuna, senza dare colpe ai giocatori, ma purtroppo, in questa fase finale, in gara 1 e 2, sono subentrati fattori negativi che, sulla carta, avrebbero dovuto dare equilibrio alla gara, ma che, nella realtà, hanno influito negativamente sull’andamento delle partite. Mi riferisco allo scandaloso comportamento arbitrale del duo parmigiano inviato in quel di San Giovanni, ad arbitrare le prime due partite in programma, due provetti interpreti di quel tipo di arbitraggio che oltraggia qualsiasi sport, quello in cui la “giacchetta nera” (il colore può anche essere un altro) si inebria dell’uniforme che indossa e si erge a protagonista, regalando a tutti i presenti interpretazioni assurde del regolamento ed arrivando pure ad intimidire i giocatori (sia i nostri che quelli del San Giovanni). In un unico termine un arbitraggio meschino e scandaloso.
Tutto ha inizio all’appello, in gara 1. Il sedicente arbitro federale da Parma, storpia, volutamente, tutti i cognomi dei nostri giocatori. “Simpatico” dirà qualcuno, ma io avrei un altro aggettivo, ma che comincia sempre con la stessa consonante. I casi sono due, ho pensato, o non ci vede, e per un arbitro la faccenda è grave, o lo fa apposta, allora si torna al discorso dell’intimidazione, del voler mettere in agitazione qualcuno o peggio ancora, di volerlo schernire. Mettiamo anche sulla bilancia alcuni fatti accaduti altrove, con altre casacche, che avevano coinvolto negativamente alcuni nostri giocatori, in episodi sportivi precedenti, sempre con questo sedicente arbitro presente, e la somma è fatta, uno più uno fa sempre due.
Gara uno si era già messa male per conto proprio e le chiamate sbagliate non avevano avuto poi un grande effetto sul risultato finale, ma quando il giudice di casa, sempre “Lui”, ferma il gioco per dire al nostro giovane lanciatore (Ponseca), “tu (n.b. col dito indice puntato verso di lui) prima di lanciare devi aspettare che il battitore ti guardi negli occhi!” ecco, qui la nostra ilarità, mista angoscia, ha raggiunto il massimo livello. In gara due, partita che era alla portata dei nostri ragazzi, mentre stavano in vantaggio, con due assurde decisioni , i nostri fenomeni hanno ribaltato il risultato eliminando ingiustamente un nostro giocatore (Trentini) sulle basi e chiamando salvo un punto a favore degli Yankees, quando il corridore era stato palesemente eliminato da Corradin. E tanti altri errori, fino alla fine, con la ciliegina dell’espulsione di Carnevali, dice “per comportamento minaccioso e offensivo (n.d.r. ha detto, testualmente “io ci ripenserei” riferito alla chiamata “salvo” a casa base) nei confronti dell’arbitro, sia prima dell’espulsione (n.b. FALSO!), che dopo l’espulsione stessa. Recatosi sugli spalti, continuava ad offendere ripetutamente gli arbitri.” L’unica cosa vera è che “il nostro” li ha coperti di improperi, ma solo “dopo” l’espulsione, non prima, come invece falsamente scritto nel referto. Il sottoscritto, altresì, è stato “deferito per “essere entrato non autorizzato in campo a protestare vivacemente”. Falso anche questo. Il sottoscritto non ha assolutamente varcato la linea del foul. Solo a fine partita ho sentito il dovere di “complimentarmi” con l’arbitro di base, ma sempre senza entrare in campo. Poi c’è stata gara 3, l’unica gara giocata ed arbitrata decentemente, con altri arbitri, persa anch’essa, ma questa volta sul campo. Con qualche stupidata di troppo e con poche battute valide. Vero è che partendo da uno 0 a 2, i nostri giocatori hanno avuto sicuramente meno spinta dei loro avversari a cui sarebbe bastata una vittoria (sulle possibili 3 partite rimaste) per certificare la promozione della propria squadra alla serie cadetta.
Ma per onestà intellettuale bisogna anche dire che alcuni dei nostri ragazzi non sono riusciti ad esprimere tutto il loro potenziale, bloccati nel box, colpiti da una sorta di ansia da prestazione. Peccato.
Tre anni da leader, tre anni di successi, ma nessuna promozione. Se escludiamo i risultati di Coppa Italia, ed eliminando anche i PlayOff, la Virtus Ozzano in tre campionati ha vinto 40 partite (436 valide!!) , perdendone solo 2! Nei Play Off la musica cambia con solo 3 vittorie e 8 sconfitte. Manca qualcosa, al di là degli arbitraggi (che fortunatamente sono stati spesso ottimi arbitraggi), manca un pizzico di carattere quando serve, bisogna avere consapevolezza della propria forza, mancanze che, per dirla tutta, sono il punto debole di molte squadre.